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Peschiamo
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Pesca con i Natelli

 

E’ una vecchia tecnica di pesca molto diffusa soprattutto in Liguria, ma l’hanno adottata anche in altre parti. Il nome nasce appunto dai Natelli, ossia quei galleggianti tondi di sughero, che i pescatori professionisti usano per costruire le loro reti. Sono facili da trovare in qualsiasi negozio di nautica e pesca professionale o da diporto. È usata soprattutto per la pesca delle occhiate a poche decine di metri dalle scogliere, ma a volte, quando si è all’ancora in una baia arrivano tante occhiate che non si può fare a meno di calarne una diecina e procurarci la cena.

 

Vediamo come si possono realizzare con una serie di varianti, tutte interessanti che ognuno può far sue, quelle che preferisce.

Partiamo dai galleggianti.

La cosa più semplice è procurateci un certo numero di natelli già pronti, acquistati in negozio, ma se vogliamo, possiamo benissimo costruirli noi con il sughero per lenze o con altro materiale galleggiante un po’ duro. In questo caso, è meglio adottare una forma a disco circolare o quadrato di 15-20 cm circa e di spessore da 2-4 cm.

 

Se usiamo i natelli veri, procederemo in questo modo:

Tagliamo spezzoni di filo dello 0.20 di numero pari a quello dei galleggianti lunghi circa 20-30 cm a cui uniremo due ami del 6-8, uno legato alla fine del terminale, mentre l’altro più o meno a metà.

Potremo unire tutti i natelli con una cima sottile galleggiante, distanziandoli una decina di metri l’uno dall’altro e fare una specie di palamito, ma in questo modo può diventare complicato perché gli ami si possono incastrare nella trave, però tiene uniti tutti i natelli facilitando il recupero.

 

Galleggianti costruiti con sughero o con materiale vario:

 

Ritagliamo un numero di natelli che desideriamo di forma quadrata o circolare di circa 15-20 cm, prepariamo spezzoni di filo lunghi circa 20-25 cm, 3 per ogni natello. Ad ogni terminale legheremo un amo del 6-8.

Se anche in questo caso vogliamo unirli, dobbiamo fare due fori in ogni natello e far passare la trave dalla parte superiore verso il basso per poi infilarla nell’altro foro più avanti. 

In questo modo la trave si troverà nella parte superiore del natello e non disturberà agli ami.

Esaminiamo ora i luoghi di pesca e l’esca che possiamo utilizzare.

Le zone di pesca sono varie, vanno dalle vicinanze di una scogliera, intorno ai 40-50 mt di distanza, alle baie con fondali di sabbia e posidonie, ideali quelle, dove normalmente ci ancoriamo nelle nostre crociere.

Quante volte vi è capitato all’ora di pranzo, mentre siete in pozzetto buttate in mare del pane tagliuzzato per attirare i gabbiani, invece si comincia a vedere l’acqua piena di pesci intorno alla barca. Le prima ad arrivare sono sempre le occhiate, ma anche i saraghi non si vergognano a salire in superficie attirati dalla pastura di pane e formaggio.
 

Con questo vi ho già detto in parte anche l’esca da utilizzare. In pratica si fa un miscuglio di pane, formaggio e un’aggiunta di miele mischiato con l’acqua. Il miele si usa per amalgamare meglio la pasta, farla diventare come la plastilina, in modo da tagliarne un pizzico per ogni amo infilandolo al suo interno. Durerà tanto tempo, ma se ci sono occhiate nelle vicinanze, sarà immediatamente mangiato. Possono abboccare oltre alle occhiate e i saraghi di piccola taglia, anche salpe o cefali. La miglior preda in assoluto è sicuramente l’occhiata che abbocca con più facilità, e quando l’acqua comincia a ribollire, non si farà a tempo a calare i natelli che li vedremo danzare. A questo punto dobbiamo subito raccoglierli e innescarli nuovamente.

Per avere questo effetto però a volte dobbiamo bruneggiarne la zona in cui andremo a calare i nostri natelli.

La pastura sarà composta da pane secco e formaggio sbriciolato molto finemente in modo da attirare i pesci con l’odore, senza trovare pezzetti, ma solo le nostre esche con gli ami.

 

Il numero di natelli che possiamo calare è dato dallo spazio che avremo a disposizione, potrà variare da 15 a 30, di più comincerà a essere molto impegnativo.

 

Una cosa molto importante da non trascurare è sicuramente il meteo. Dovrà essere una giornata senza vento e con mare piatto o quasi, altrimenti se le condizioni non sono ideali i problemi possono essere diversi; il vento ci sposterà i natelli e le onde non ce li farà ritrovare, in più andranno a finire sugli scogli, infine la corrente disperderà la nostra pastura e non avrà effetto.

Le ore migliori per questo tipo di pesca sono quelle del primo mattino o la sera tardi quando le condizioni sono ideali, il vento è quasi del tutto assente e il mare è calmo o quasi, ma se si è in baia ridossata può andar bene qualsiasi ora.
The Dreamer

 



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