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Manutenzione

Questo sito è compreso di forum nel quale un tecnico con oltre 30 anni di esperienza nella costruzione, allestimento e manutenzione delle barche,  risponde alle tue domande per aiutarti a risolvere i problemi in materia.

 
Seconda parte
 
I velisti possono farlo benissimo da soli

Osmosi circoscritta: Interventi mirati

A volte quando aliamo la barca, abbiamo l’amara sorpresa di scoprire che l’osmosi ha infettato una piccola zona, oppure vi siano poche bolle sparse qua e là. In questo caso non è detto che dobbiamo fare la cura dell’osmosi a tutta la carena, ma se accertiamo con i vari controlli in precedenza descritti che si tratta di zone circoscritte, basta intervenire solo localmente.

Facciamo qualche esempio per renderci conto di cosa stiamo palando e come dobbiamo comportarci.

Mettiamo il caso che in tutta la carena scopriamo un centinaio di bolle sparse qua e là e che il resto dello scafo sia esente da umidità, o quantomeno è molto bassa al punto di non preoccuparci per il prossimo futuro. Se i controlli vengono fatti dal cantiere non ci saranno dubbi, diranno che lo scafo è da curare radicalmente altrimenti si rischia l’irreversibilità.

Intanto, per quanto sia grave lo stato dell’osmosi, non sarà mai l’irreversibile, ma si potrà sempre intervenire e riportare la barca alla robustezza iniziale, anzi, diventerà ancora più resistente se il lavoro sarà eseguito a regola d’arte, poiché a scafo finito, non ci sarà più dell’aria all’interno della stratificazione.

Ora che siamo sicuri che il nostro scafo abbia solamente un certo quantitativo di bolle da risanare, cominceremo a scoprirle.

Prendiamo la lama di coltello robusto e affilato, la infiliamo leggermente in diagonale di fianco alla bolla, poi girandola tutt’intorno facciamo un taglio circolare per asportare lo strato di gelcoat infetto. Quest’operazione la ripetiamo fino a scoprire tutte le bolle.

Con una levigatrice orbitale e un disco di grana 40 ripuliamo tutta la carena dall’antivegetativa, o quantomeno intorno alle bolle fino ad avere il gelcoat a vista. Con uno smeriglietto a disco morbido di grana 40, ripuliamo tutte le bolle ingrandendo le voragini fino a ritrovare gli strati di lana di vetro in perfetto stato. Mi spiego meglio: quando apriamo le bolle con la lama, abbiamo all’interno il mat senza resina perché è stata sciolta dall’osmosi quindi, smerigliando tutt’intorno asportiamo quella parte disintegrata fino a ritrovare la resina perfettamente compatta.

Se all’inizio avevamo bolle con un diametro di circa 1 cm, a smerigliatura ultimata ci troveremo con una voragine di circa 3 cm. Se invece l’osmosi avrà colpito anche lo strato, o gli strati di mat sottostante, aumenteremo la profondità della smerigliatura, di conseguenza anche il diametro esterno.

Questo lavoro di pulizia determinerà il tempo necessario al risanamento della nostra carena cioè, se elimineremo molto bene la parte osmotica non avremo bisogno di tanto tempo per la deumidificazione, perché avremo asportato tutta la parte umida. In questo modo basterà lasciare per poco tempo le lampade al quarzo davanti alla carena e quando lo Skinder darà i valori giusti, cominceremo il trattamento.

In questo caso di osmosi circoscritta, possiamo pure decidere d’intervenire verso Giugno-Luglio, quando la temperatura è ormai alta, senza il bisogno delle lampade per la deumidificazione, mettendo un pezzo di gonnellina di circa 1 mt per evitare che coli l’umidità sulle bolle aperte.

Naturalmente vale anche per quest’intervento la pulizia interna della sentina e lo smontaggio di tutte le prese a mare; come pure la serie di lavaggi di acqua dolce con l’idropulitrice, descritti nel capitolo per la cura radicale.

Prepariamo la resina epossidica (quanto basta) per bagnare tutti i crateri fino all’esterno, bagniamo con un pennello battendo di punta per impregnare bene il tessuto e lasciamo asciugare per circa 2-3 ore. Altra preparazione di resina epossidica e stendiamo la seconda mano. Dopo ancora un paio d’ore, quando la resina al tatto è ancora appiccicosa, riempire i tutti i crateri di stucco epossidico a essicazione rapida, che asciugherà in 2 ore, usando una spatola a manico lungo per stenderlo meglio; oppure prepararlo con resina epoxy con addensante o microfibre naturali per stucchi in verticale, (consiglio quello già pronto).

A essicazione completa, che avverrà dopo 24 ore circa, levighiamo leggermente con carta ad acqua di grana 120-150 tutti i crateri per ripianare le stuccature.

 Stendere sopra le stuccature 3 o 4 mani sempre a pennello, di resina epoxy in sequenza di un paio d’ore l’una dall’altra, oppure carteggiare ogni volta.

A essicazione completata dare una carteggiata a tutti gli interventi con resina epoxy per togliere eventuale untuosità e irruvidire la superficie per meglio aderire il primer.

Stendere 2 mani di primer epossidico bianco, (va benissimo Nautilus Epoxy Primer della Cecchi), rispettando sempre i tempi di sovrapposizione descritti nella confezione. Se lo scafo presenta macchie in cui è stata asportata tutta la vecchia antivegetativa riportando in superficie il gelcoat, è meglio dare una mano di primer anche in quelle zone.

Non rimane che dare due mani di antivegetativa a tutta la carena e la barca può tornare a navigare più di prima.

Prossimamente esamineremo l’osmosi con delaminazione e come intervenire.

The Dreamer

 



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